La mancanza d’acqua è oggi considerata la conseguenza più pericolosa del degrado ambientale. L’Arte di Vivere ha voluto rispondere a questo problema insegnando a centinaia di villaggi e di giovani ad adottare nelle loro comunità i progetti di raccolta di acqua piovana. A parte il fatto di raccogliere e conservare acqua piovana per usarla poi nei mesi di siccità, l’iniziativa riduce anche la possibilità di inondazioni distruttive. In assenza di un qualsiasi meccanismo di raccolta delle messi, il surplus di acqua piovana durante il periodo dei monsoni viene dispersa e conseguentemente i contadini sono obbligati ad approfittare delle fonti sotterranee per l’irrigazioni ed altre necessità durante i giorni di siccità. Questo naturalmente aggrava l’uso delle risorse idriche sotterranee e diminuisce drasticamente le riserve d’acqua.
Molti villaggi indiani dove è attiva l’Arte di Vivere utilizzano dei meccanismi primitivi per la raccolta di acqua piovana, creando in questo modo un modello locale diffuso per la difesa dell’ambiente. Utilizzando questi meccanismi di raccolta l’Arte di Vivere ha portato Kapsi, un villaggio oppresso dalla siccità della regione di Maharashtra, India, ad ottenere addirittura un surplus di acqua. Sempre nello stesso villaggio l’Arte di Vivere è impegnata nel restaurare i meccanismi locali di raccolta d’acqua nelle zone rurali dell’India con la creazione di stagni per ogni villaggio, etc.
Molti villaggi indiani dove è attiva l’Arte di Vivere utilizzano dei meccanismi primitivi per la raccolta di acqua piovana, creando in questo modo un modello locale diffuso per la difesa dell’ambiente. Utilizzando questi meccanismi di raccolta l’Arte di Vivere ha portato Kapsi, un villaggio oppresso dalla siccità della regione di Maharashtra, India, ad ottenere addirittura un surplus di acqua. Sempre nello stesso villaggio l’Arte di Vivere è impegnata nel restaurare i meccanismi locali di raccolta d’acqua nelle zone rurali dell’India con la creazione di stagni per ogni villaggio, etc.
Cos’è la raccolta d’acqua dalle canalette dei tetti?
Il principio della raccolta dell’acqua piovana dai tetti è quello di raccogliere e conservare la maggiore quantità di acqua piovana che sia possibile, e contemporaneamente deviare quella in eccesso per incrementare le scorte di acqua sotterranea.
Presso il campus del Centro Internazionale dell’Arte di Vivere sono attualmente raccolti e poi trasferiti in una cisterna più di 4.2 milioni di litri d’acqua piovana.
Per l’anno 2050 si assisterà ad una significativa diminuzione della disponibilità di acqua potabile. E’ dunque un imperativo di oggi quello di incrementare le nostre risorse idriche.
La disponibilità di acqua fresca è indispensabile per ogni essere vivente. E’ indispensabile anche per qualsiasi tipo di sviluppo, sia in agricoltura che nell’industria. Con l’aumento di popolazione che ha avuto luogo in India si è verificata una diminuzione della disponibilità d’acqua del 25% negli ultimi 20 anni, e il quadro si presenta sempre più preoccupante.
Attualmente una città come Bangalore utilizza una media di 135 litri di acqua giornalieri pro capite. Si tratta di un quantitativo inferiore di 20 o 30 litri in alcune parti. Nelle aree rurali e soggette a siccità può talvolta risultare un problema anche il solo andare a prendere una brocca o due di acqua, facendo un lungo cammino. Entro il 2050 ci si troverà in una ancora maggiore scarsità di acqua potabile, fino ad una riduzione dal 35 al 40% rispetto ad oggi. Il World Wide Found (WWF) segnala che i ghiacciai si stanno sciogliendo ad un ritmo sempre più accelerato e che “fino ad un quarto dei ghiacciai sulle montagne della terra, potrebbero scomparire entro il 2050. Con il ritirarsi dei ghiacciai himalaiani dagli 800 ai 1000 milioni di persone e il 37% delle terre che da essi dipendono potrebbero risentirne pesantemente le conseguenze.
Le inondazioni, in genere seguite dalla riduzione di portata nei fiumi, e sucessivamente, per alcuni, alla secca, possono avere delle conseguenze molto serie. Lo sfruttamento delle risorse idriche senza un adeguato rinnovo delle stesse può infatti risultare catastrofico. Quando i pozzi vengono scavati nella “Shear Zone”, come accade nella maggior parte delle aree climaticamente secche, caratterizzate da grandi ammassi rocciosi ad una profondità di circa 200 piedi, si verificano problemi di fluoruro come nel distretto di Kolarc ed aumentano i problemi di avvelenamento da arsenico come nel West Bengal. Conseguentemente l’acqua del suolo utile per l’irrigazione o per necessità alimentari (bere) diventa pericolosa, inquinando di tossine la catena alimentare. Davanti a questa realtà riempire i pozzi diventa possibile e utile con i metodi di raccolta per percolazione attraverso il soak-pit, una camera sotterranea dai muri porosi, di dimensione 13’x10’x10’ riempita di pietre, ciottoli e un filtro a rete di nylon, che lascia lentamente percolare l’acqua nel terreno. E’ certamente necessario migliorare le modalità costruttive delle cisterne di raccolta, così come è ugualmente necessario ripristinare le ricchezze d’acqua sotterranee. Il mantenimento delle strutture di purificazione attraverso il limo e la distribuzione di acqua pulita dovrebbe poi essere gestito dagli stessi utenti locali.
La raccolta di acqua piovana dai tetti non è un’idea nuova. Nel Rajasthan e nel Gujarat le persone da questo punto di vista sono già molto più esperte, data la necessità di sopravvivere nelle più dure situazioni a rischio di carestia con solo 150 mm di pioggia all’anno. Non c’è assolutamente modo di aumentare le risorse idriche se non risparmiando questa risorsa a 360 gradi, catturando ogni goccia d’acqua piovana che cada al suolo e sui nostri tetti, cioè quella stessa acqua che poi irriga le coltivazioni nei campi e che, raccolta dai tetti, soddisfa le nostre necessità domestiche e sociali. Negli edifici delle città il principio della raccolta dell’acqua piovana dai tetti consiste nel raccogliere e mettere da parte la maggiore quantità di acqua possibile e lasciare percolare nel terreno quello che rimane per ripristinare le riserve sotterranee.
Presso il campus del Centro Internazionale dell’Arte di Vivere sono attualmente raccolti e poi trasferiti in una cisterna più di 4.2 milioni di litri d’acqua piovana.
Per l’anno 2050 si assisterà ad una significativa diminuzione della disponibilità di acqua potabile. E’ dunque un imperativo di oggi quello di incrementare le nostre risorse idriche.
La disponibilità di acqua fresca è indispensabile per ogni essere vivente. E’ indispensabile anche per qualsiasi tipo di sviluppo, sia in agricoltura che nell’industria. Con l’aumento di popolazione che ha avuto luogo in India si è verificata una diminuzione della disponibilità d’acqua del 25% negli ultimi 20 anni, e il quadro si presenta sempre più preoccupante.
Attualmente una città come Bangalore utilizza una media di 135 litri di acqua giornalieri pro capite. Si tratta di un quantitativo inferiore di 20 o 30 litri in alcune parti. Nelle aree rurali e soggette a siccità può talvolta risultare un problema anche il solo andare a prendere una brocca o due di acqua, facendo un lungo cammino. Entro il 2050 ci si troverà in una ancora maggiore scarsità di acqua potabile, fino ad una riduzione dal 35 al 40% rispetto ad oggi. Il World Wide Found (WWF) segnala che i ghiacciai si stanno sciogliendo ad un ritmo sempre più accelerato e che “fino ad un quarto dei ghiacciai sulle montagne della terra, potrebbero scomparire entro il 2050. Con il ritirarsi dei ghiacciai himalaiani dagli 800 ai 1000 milioni di persone e il 37% delle terre che da essi dipendono potrebbero risentirne pesantemente le conseguenze.
Le inondazioni, in genere seguite dalla riduzione di portata nei fiumi, e sucessivamente, per alcuni, alla secca, possono avere delle conseguenze molto serie. Lo sfruttamento delle risorse idriche senza un adeguato rinnovo delle stesse può infatti risultare catastrofico. Quando i pozzi vengono scavati nella “Shear Zone”, come accade nella maggior parte delle aree climaticamente secche, caratterizzate da grandi ammassi rocciosi ad una profondità di circa 200 piedi, si verificano problemi di fluoruro come nel distretto di Kolarc ed aumentano i problemi di avvelenamento da arsenico come nel West Bengal. Conseguentemente l’acqua del suolo utile per l’irrigazione o per necessità alimentari (bere) diventa pericolosa, inquinando di tossine la catena alimentare. Davanti a questa realtà riempire i pozzi diventa possibile e utile con i metodi di raccolta per percolazione attraverso il soak-pit, una camera sotterranea dai muri porosi, di dimensione 13’x10’x10’ riempita di pietre, ciottoli e un filtro a rete di nylon, che lascia lentamente percolare l’acqua nel terreno. E’ certamente necessario migliorare le modalità costruttive delle cisterne di raccolta, così come è ugualmente necessario ripristinare le ricchezze d’acqua sotterranee. Il mantenimento delle strutture di purificazione attraverso il limo e la distribuzione di acqua pulita dovrebbe poi essere gestito dagli stessi utenti locali.
La raccolta di acqua piovana dai tetti non è un’idea nuova. Nel Rajasthan e nel Gujarat le persone da questo punto di vista sono già molto più esperte, data la necessità di sopravvivere nelle più dure situazioni a rischio di carestia con solo 150 mm di pioggia all’anno. Non c’è assolutamente modo di aumentare le risorse idriche se non risparmiando questa risorsa a 360 gradi, catturando ogni goccia d’acqua piovana che cada al suolo e sui nostri tetti, cioè quella stessa acqua che poi irriga le coltivazioni nei campi e che, raccolta dai tetti, soddisfa le nostre necessità domestiche e sociali. Negli edifici delle città il principio della raccolta dell’acqua piovana dai tetti consiste nel raccogliere e mettere da parte la maggiore quantità di acqua possibile e lasciare percolare nel terreno quello che rimane per ripristinare le riserve sotterranee.